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Anticipazioni per il balletto “Cristoforo Colombo” di Donizetti e Mendez del 18 dicembre alle 10.40 su Rai 5: dalla Scala di Milano con Carla Fracci

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Anticipazioni per il balletto “Cristoforo Colombo” di Donizetti e Mendez del 18 dicembre alle 10.40 su Rai 5: diretto da Armando Gatto per la regia di Beppe Menegatti dalla Scala di Milano con Carla Fracci

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Per la Grande Danza in TV in onda oggi sabato 18 dicembre alle 10.40 su Rai 5 il balletto “Cristoforo Colombo” con musiche di Gaetano Donizetti e coreografie di Alberto Mendez per la direzione di Armando Gatto e la regia di Beppe Menegatti dalla Scala di Milano nella storica versione andata in scena nel 1992 con l’interpretazione di Carla Fracci e Bryan Hewison.

Nell’ambito dell’omaggio a Carla Fracci, la ballerina italiana più famosa al mondo e considerata una delle più talentuose del Novecento, Rai Cultura propone il balletto “Cristoforo Colombo” su musiche di Gaetano Donizetti, in onda domenica 12 dicembre alle 10.00 su Rai5.

Sul palcoscenico del Teatro alla Scala, un trio di primedonne: Carla Fracci, Oriella Dorella e Luciana Savignano. Nei panni di Cristoforo, Colombo Maurizio Vanadia. La regia teatrale è di Beppe Menegatti, quella tv di Gianni Casal Seyta.

Carla Fracci, all’anagrafe Carolina Fracci (Milano20 agosto 1936 – Milano27 maggio 2021), è stata una ballerina italiana.

È considerata una delle più grandi ballerine del ventesimo secolo. Nel 1981 il New York Times la definì prima ballerina assoluta.[1]

Il padre Luigi Fracci fu sergente maggiore degli alpini in Russia, mentre la madre Santa Rocca, detta Santina, era operaia alla Innocenti di Milano. Aveva una sorella, Marisa Fracci, anch’ella ballerina di danza classica, formatasi presso la scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano. Con l’inizio della guerra Carla e la sua famiglia sfollarono presso la campagna di Volongo dalla nonna materna Argelide. Con l’inizio della scuola elementare si trasferì dalla zia a Ca’ Rigata di Gazoldo degli Ippoliti, per poi fare ritorno a Milano al termine della guerra, dove suo padre divenne impiegato dell’azienda tranviaria come bigliettaio.

Spesso i suoi genitori la portavano con loro al circolo ricreativo dell’azienda di trasporti e fu lì che alcuni amici dei suoi genitori notarono in lei uno spiccato senso del ritmo e li convinsero a farle sostenere un’audizione al Teatro alla Scala. Superò l’esame per l’interesse destato dal “suo bel faccino”, ma i primi anni furono duri, poiché sentiva nostalgia degli spazi aperti in quell’ambiente rigido a cui fu difficile abituarsi, nonostante i continui rimproveri della maestra, che la considerava ricca di doti ma svogliata. Fondamentale sarà l’incontro con Margot Fonteyn che le permetterà di cogliere il senso di tutto quel lavoro, iniziando a sentire il teatro come “casa”.