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Anticipazioni per “Dafne” di Jacopo Peri del 13 marzo alle 10 su Rai 5: con la regia di Giancarlo Cobelli dal Teatro Valle di Roma

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Anticipazioni per “Dafne” di Jacopo Peri del 13 marzo alle 10 su Rai 5: con la direzione di Fausto Razzi per la regia di Giancarlo Cobelli dal Teatro Valle di Roma

Su RadioLive riapre il Teatro di Roma - RAI Ufficio Stampa

Per ricordare Giancarlo Cobelli, attore, regista e mimo italiano, a dieci anni dalla scomparsa, Rai Cultura propone la sua regia della “Dafne” di Jacopo Peri dal Teatro Valle di Roma, in onda domenica 13 marzo alle 10.00 su Rai 5 nello storico allestimento andato in scena nel 1982.

L’opera scritta a ridosso del ‘600 da Ottavio Rinuccini e musicata da Marco da Gagliano viene trasmessa con l’interpretazione di Gloria Banditelli, Valeria Vensa, Sandro Rinaldi, Ugo Trama, Patrizia Bovi, Giorgio Gatti.

Sul podio Fausto Razzi. Regia teatrale di Giancarlo Cobelli, regia tv di Ilio Catani.

Dafne è in assoluto la prima composizione conosciuta, che secondo gli attuali standard, può essere considerata un’opera.[1][2][3] Essa venne composta da Jacopo Peri, nel 1598, su di un libretto di Ottavio Rinuccini.

Dafne venne eseguita da un piccolo ensemble strumentale costituito da un clavicembalo, un liuto, una viola, un arciliuto e tre flauti.[4] Per la prima volta Peri realizzò una composizione costituita sul recitativo, declamazione di testo con accompagnamento musicale, come parte preponderante dell’opera.[5]

Il soggetto è incentrato sulla storia dell’amore fra il dio Apollo e la ninfa Dafne. I personaggi sono: Ovidio, Venere, Amore, Apollo, Dafne e Nunzio. Jacopo Peri scrisse Dafne per un ristretto numero di eruditi di Firenze, che facevano parte della Camerata de’ Bardi, attiva fra il 1594 ed il 1597, con il supporto e la collaborazione del musicista e mecenate Jacopo Corsi.[5][6] Essa fu probabilmente rappresentata privatamente il 26 dicembre 1598 a Palazzo Tornabuoni.[7] e costituì il tentativo di far rivivere la tragedia greca,[4] secondo nuovi dettami. Fu molto lontana da ciò che gli antichi greci avrebbero approvato,[5] ma divenne una nuova forma di spettacolo che si sarebbe poi sviluppata nei successivi 400 anni.

La maggior parte delle musiche di Peri sono andate perdute, nonostante la sua popolarità in Europa al tempo della pubblicazione, ma è arrivato ai nostri giorni il libretto costituito da 455 versi. Brani significativi sono: “Almo dio che ‘l carro ardente…”, “Da fortunati campi ove immortali…”, “Non curi la mia pianta o fiamma o gelo…”. La famiglia fiorentina dei Medici, signori di Firenze, fu talmente colpita dall’opera da commissionare a Peri l’opera Euridice per essere rappresentata in occasione del matrimonio di Maria de’ Medici con Enrico IV nel 1600.[8][9]

La prima esecuzione pubblica di Dafne è avvenuta il 21 gennaio 1599 nella seconda versione con Vittoria Archilei nel Palazzo Pitti.

Jacopo Peri (Zazzerino) (Roma20 agosto 1561 – Firenze12 agosto 1633) è stato un compositoreorganista e tenore italiano durante il periodo di transizione tra Rinascimento e Barocco.

Nato probabilmente a Roma, da una famiglia fiorentina,[1] Peri studiò a Firenze con Cristofano Malvezzi. Lavorò in parecchie chiese fiorentine come organista e come cantante. In seguito, cominciò a lavorare alla corte dei Medici, prima come cantante tenore e tastierista, poi come compositore.

Il 1º settembre 1573 è nominato cantante nella Basilica della Santissima Annunziata di Firenze ed il 1º febbraio 1579 organista della Badia Fiorentina. Nel 1605 avviene la prima assoluta della favola teatrale in musica Il natal d’Ercole con il libretto di Michelangelo Buonarroti il Giovane, nel Casino di Antonio de’ Medici, a Scandiano.

Per molti anni partecipò alla Camerata de’ Bardi. Mise a punto – insieme a Giulio Caccini – il cosiddetto “stile recitativo”, importante per la futura evoluzione del melodramma. Esercitò una profonda influenza sui compositori del primo Seicento, ma le sue opere oggi sono eseguite molto raramente.

È spesso definito “l’inventore dell’opera lirica“. Scrisse lo spartito della Dafne su libretto (forse non interamente musicato) di Ottavio Rinuccini, verso il 1597. La successiva Euridice (1600), sempre su libretto di Rinuccini, è la più antica opera lirica giunta sino a noi (alcuni brani dell’Euridice furono però scritti da Giulio Caccini).[2]

È sepolto in Santa Maria Novella, a Firenze.