sabato, Aprile 20, 2024
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Locride, accolta l’istanza del “Re del Bergamotto”: le vacche sacre scompaiono

i giudici

Locride, accolta l’istanza del “Re del Bergamotto”: le vacche sacre scompaiono – Intervento della Procura Distrettuale Antimafia e della Squadra Mobile di Reggio Calabria

Si pongono le premesse per la liberazione dell’azienda ed il recupero dei segni della storia, della cultura e della vocazione turistica del territorio dalla persistente distruzione devastante di queste ”vacche sacre”.

La Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria vuole vederci chiaro: accoglie l’istanza dell’imprenditore Bruno Bonfà, e delega le indagini alla Squadra Mobile di Reggio Calabria e non a forze investigative con sede sul territorio (Locride) a cui l’imprenditore aveva chiuso le porte di accesso nella propria azienda, a causa di contrapposizioni di valutazioni e, quantomeno, di inadeguatezze che avrebbero caratterizzato il contenuto di innumerevoli informative ed attività investigative, di negazioni di fatti evidenti, già oggetto sia delle relative denunce-querele e sia dei precedenti servizi di stampa.

Il primo risultato non si fa attendere: giunta la Squadra Mobile di Reggio Calabria per un primo sopralluogo nell’azienda Bonfà, le “vacche sacre” scompaiono, mentre fino al giorno ed alla notte precedente avevano continuato a seminare, dal 1998-’99 a quel momento, ogni forma di danneggiamento alle colture, particolarmente a quelle di bergamotto, che ne fanno di questa azienda la prima esistente in Italia con uliveto consociato, a plurima diversificazione colturale e zootecnica ed a struttura integrata di alta qualità.

È evidente che queste “vacche sacre” sono, pertanto, portate via dall’intervento della mano mafiosa e non si tratta di “vacche erranti”, ma gestite e non su terreni in abbandono, come avevano scritto alcune forze investigative, ma su un territorio aziendale che si vuole costringere all’abbandono, in cui si estende ed è valorizzata una significativa presenza colturale d’interesse anche nazionale, come anche alcuni servizi di stampa hanno voluto riconoscere quale regina del bergamotto, variamente colpita, nel tempo e recentemente, sino ai giorni scorsi, dalle distruzioni e dai danneggiamenti causate dalla presenza di queste “vacche sacre” usate quale evidente strumento di pressione per chiara finalità estorsiva.

È evidente l’intento e la determinazione della DDA e della Squadra Mobile di Reggio Calabria: liberare questa azienda e porre le premesse per restituire al territorio la possibilità della valorizzazione dei segni della storia, della cultura, della civiltà, della vocazione agronomica e turistica ancora in esso presenti, fin’ora oggetto soltanto del calpestio delle “vacche sacre”, della dimenticanza dello Stato e della politica, in funzione di forze deviate dello Stato.

È un territorio che ha registrato significative presenze di civiltà diverse, fra cui quella fenicia ed ebraica, oltre a quella italica, mentre sempre più nota rimane quella magno-greca, di cui solo la toponomastica rimane ancora il testimone fedele.

Vi è anche da dire che, se in particolari momenti, la presenza ebraica è stata allontanata dal territorio questo è avvenuto a causa dell’invasore “di turno” e non dei calabresi che, invece, l’ hanno apprezzata, difesa e valorizzata in funzione anche economica, come la feconda attività della seta ha dato prova e sul piano più squisitamente storico-archeologico, più recentemente, lo indica la valorizzazione della presenza dell’importante Sinagoga, la seconda più antica d’Italia e probabilmente d’Europa, oggi ricadente nella giurisdizione del Comune di Bova Marina.

Valorizzare la “memoria”, approfondirne con chiarezza la non facile complessità stessa dell’insieme della sua radice, a volte controversa, per ricostruire e saper guardare al futuro.

E ritorniamo, fattivamente, ai riflessi ed alle correlazioni della fattispecie odierna che non riguarda soltanto una vicenda personale, ma anche quella di diversi altri soggetti, (quindi un fattore sociale che interroga la tenuta stessa dello Stato), particolarmente quelli che si sono visti abbandonati dallo Stato ed a dover rinunciare a difendere i propri diritti a causa di coloro che li avrebbero dovuti difendere.

Oggi si registra l’intervento della DDA, della Squadra Mobile di Reggio Calabria in cui si confida per avere risposte a numerosi interrogativi antichi e recenti già indicati nelle narrazioni precedenti.

Si ricorda anche l’istanza volta all’approvazione della costituzione di una Unità Nazionale con possibilità d’intervento diretto, giudiziario ed investigativo, su tutto il territorio nazionale, su richiesta dell’impresa e/o soggetto colpito da eventi mafiosi, non riconosciuti dalle Istituzioni locali, a causa di attività devianti, inadeguate, come già oggetto di precedenti richieste, presentate all’Ufficio di Presidenza delle Camera e del Senato della Repubblica, rimaste ancora prive del relativo riscontro.

Si tratta di fatti che interrogano gravemente la linea e la politica Antimafia, particolarmente sull’abbandono, da parte dello Stato, delle imprese e soggetti colpiti da eventi mafiosi, ma noi, tuttavia, come scriveva Mons. Bregantini, il precedente Vescovo di Locri, “non possiamo tacere”.

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