lunedì, Maggio 13, 2024
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La persecuzione delle minoranze religiose sotto il Fascismo: una vicenda ancora poco conosciuta

La persecuzione delle minoranze religiose sotto il Fascismo. Una vicenda ancora poco conosciuta

Dopo il centenario della Marcia su Roma (28 ottobre 1922) e dopo gli ultimi eventi politici, è tornato in auge il dibattito storico, politico e culturale sul Fascismo e Mussolini. C’è chi teme che si faccia largo una versione troppo edulcorata del Regime Fascista a causa di amnesie o mistificazioni del Ventennio e che l’assunto “Mussolini ha fatto anche cose buone” sia un misto di propaganda e fake news odierne. 

Va notato che sono veramente pochi gli approfondimenti storici relativi la persecuzione delle minoranze religiose durante il periodo fascista. Argomento questo che potrebbe senz’altro apportare un contributo non secondario sulla natura della dittatura fascista.

Quella verso i gruppi religiosi acattolici come i Pentecostali e i Testimoni di Geova fu una persecuzione durissima da parte del regime. Nel caso dei Testimoni di Geova si hanno notizie della repressione sin dal 1929 con sequestri dell’opuscolo La Torre di Guardia in case di alcuni aderenti al movimento e anche di chi era semplicemente abbonato al periodico. Se in un primo momento le autorità confondevano clamorosamente gli avventisti, i pentecostali e i testimoni di Geova e quando iniziarono gli arresti dopo la circolare di Arturo Bocchini (il capo della polizia) nei rapporti sui “pentecostali” pericolosi per il regime, si includevano tutti i culti non cattolici, l’attenzione in particolare con il passar degli anni si focalizzò verso i testimoni di Geova per il proselitismo e la diffusione della rivista La Torre di Guardia edita proprio da quest’ultimi.

Le pene per i testimoni erano il carcere e il confino. Alcuni testimoni confinati sull’isola di Ventotene si ritroveranno in compagnia di importanti personaggi politici come Sandro Pertini e Altiero Spinelli che – a sua volta- lasciò traccia dell’incontro con i testimoni nel libro Come ho tentato di diventare saggio. Sui documenti e le circolari disponibili si può notare come Bocchini scrivesse “Preso gli ordini da S.E. il capo del governo” a conferma che Mussolini seguiva e incitava personalmente la persecuzione dei testimoni di Geova. Fu impiegata addirittura l’OVRA la polizia appositamente creata per la repressione con l’obiettivo di scovare e distruggere gli sparuti gruppi di Testimoni di Geova presenti nel Paese.

Anche dopo l’emanazione delle Leggi Razziali nel 1938, le autorità non persero d’occhio i testimoni di Geova. Nel 1939/1940 con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la situazione per i testimoni si aggravò ulteriormente. La circolare 441/02977 del 13/03/1940 del Ministero dell’Interno raccomandava di “usare ogni mezzo per reprimere ogni conato di attività della setta” accusata di aver definito “il Duce e al Fascismo come emanazioni del Demonio”. Come conseguenza 26 testimoni di Geova furono arrestati e processati davanti al Tribunale Speciale Fascista. Si trattavano perlopiù di operai, agricoltori e anche di quattro donne. Le condanne emesse raggiunsero un totale di 186 anni. Datosi che dei 26 imputati, 13 erano abruzzesi nel libro Abruzzo un profilo storico si legge: “In Abruzzo nessun partito politico, neppure i comunisti raccolsero dinanzi al regime un gruppo così numeroso e tanto duramente colpito come questi miti e innocui popolani della Riviera”. Per inciso, la condanna del Tribunale fu annullata solo nel 1957 dalla Corte d’appello degli Abruzzi che sottolineò come “fu presa di mira, specialmente la congrega dei testimoni di Geova considerata come un serio pericolo per il regime allora imperante”.

Per altri due Testimoni di Geova, Salvatore Doria e Narciso Riet deportati a Dachau le cose andarono peggio. Il primo morì nel 1951 per le menomazioni subite nel campi, mentre l’altro fu abbattuto dai nazisti prima della Liberazione.

Ma quali erano le motivazioni della persecuzione di queste minoranze? Innanzi tutto non professare la fede cattolica, non accettare il Papa come capo spirituale, non riconoscere Mussolini “uomo della Provvidenza” come affermò Pio XI dopo la stipula dei Patti Lateranensi del 1929. In particolare l’obiezione di coscienza al servizio militare, il mancato appoggio al regime e la condanna senza mezzi termini del Fascismo definito “un’odiosa mostruosità di oggi” suscitarono le ire di Mussolini e dei gerarchi. Tra l’altro la persecuzione si era anche abbattuta nella Germania nazista in maniera pesantissima sui testimoni tedeschi, con una perfetta sintonia di idee tra il Duce e Fuhrer sui questi “nemici” da eliminare.

Ancora oggi non sono in molti a conoscere la vicenda della repressione fascista nei confronti dei testimoni di Geova. Indubbiamente, il numero era effettivamente esiguo visto che si trattava di circa 150 componenti. Pochi rispetto ai 20.000/25.000 loro confratelli angariati in Germania. In ogni caso è sicuramente una vicenda che andrebbe ulteriormente approfondita: un gruppo religioso il quale si professa cristiano, che non si sottomette al Duce nell’Italia cattolica degli anni 30/40. Un’anomalia storica che conferma quanto in alcuni momenti si possa combattere, soffrire, resistere per i propri ideali e non soccombere a chi vorrebbe dominare le azioni e le coscienze altrui come avviene nelle dittature.

Molti hanno fatto notare, con una certa dose di ironia, come all’indomani della sconfitta del Fascismo, gli antifascisti si moltiplicassero in maniera miracolosa. I Testimoni di Geova con il rifiuto delle armi, dell’esaltazione idolatrica di un Capo e della partecipazione alla vita politica e sociale dettata dal regime, mostrarono una coerenza antecedente il 28 ottobre 1922 il giorno della Marcia su Roma, che sarebbe poi proseguita anche dopo il 25 aprile 1945.

Tra le “gravi accuse” riportate nella succitata circolare si legge: “Interpretando nel modo più ristretto e letterale i precetti divini ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ e ‘Non Uccidere’ insegnano per primo, che tutti gli uomini sono fratelli e debbono amarsi, fino a giungere alla negazione del concetto di patria e quanto al secondo, insegnano che esso non deve essere mai violato, per nessuna ragione e a costo della loro vita”.

Parole e concetti invise ai persecutori nazi-fascisti, ma da sottoscrivere in modo convinto anche oggi, in tempi di diffusa violenza, intolleranza e di buio morale e spirituale.

Nella foto la prima pagina della Circolare del Ministero dell’Interno del 13 marzo 1940

Roberto Guidotti

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