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Proteste con i Trattori, “Inutile prendersela con tutto e tutti. Chiedere poche cose mirate e concrete”

Verona- 29 gennaio 2024- Proteste con i Trattori in marcia in tutta Italia. Si attende una clamorosa protesta all’inaugurazione di Fieragricola-I partiti si schierano anche in vista delle elezioni europee di giugno 2024. La protesta prende di mira tutto e tutti, a partire dal governo alle confederazioni agricole all’Europa vista come madre di tutti i mali. Nella protesta c’è di tutto e di più, dai no-Vax ai no-Tav, ai ‘forconi’ del Sud, ai Trasversali della Romagna, a chi vuole uscire dall’euro e dall’Europa, a chi chiede  l’autarchia, a chi vuole bloccare le frontiere, a chi se la prende con la farina di insetti e la carne cellulare.

Le organizzazioni agricole cercano di capire dove va a finire questa contestazione che parte dalla base: Confagricoltura sta alla finestra, Cia aderisce alla protesta in alcune aree (Puglia, Ferrara), Coldiretti per bocca del presidente Ettore Prandini dice che bisogna protestare a Bruxelles non in Italia dove il governo ha concesso molto al mondo agricolo. Sentiamo che dice S.C., frutticoltore romagnolo, già impegnato attivamente nel sindacato (Coldiretti), oggi battitore libero e ‘non allineato’.

“Cerco di ragionare con la mia testa e soprattutto guardando ai fatti, alla realtà delle cose. Intanto mi sembra abbastanza incredibile che un manipolo che rappresenta nella migliore delle ipotesi neanche l’1 per cento delle aziende agricole italiane (dati Istat) possa creare tanto scompiglio. Le richieste poi sono nella maggior parte dei casi aberranti, fuori da ogni logica, in alcuni casi si chiedono cose già ottenute. In Germania e Francia la protesta è partita dal taglio delle agevolazioni al gasolio agricolo, che qui da noi non c’è stata. Soltanto in alcuni casi ci sarebbe davvero ragione di protestare, ma si fa talmente casino che alla fine non si capisce più niente. Poi questi che causano tanti disservizi chi rappresentano? Bisognerebbe capire se le loro problematiche economiche sono dovute solo alle vessazioni dell’Unione Europea o alla scarsa capacità imprenditoriale di loro stessi…”

Allora d’accordo con l’Europa?

“Assolutamente no. Non si può essere d’accordo con l’ideologismo ambientalista di Bruxelles, però protestare ha un senso se si chiedono poche cose e realizzabili, non un generico “tiriamo giù tutto”. Poi se vogliamo dire che le organizzazioni professionali e il governo italiano non fanno abbastanza per i produttori siamo tutti d’accordo ma da qui a chiedere tutto e il contrario di tutto ce ne passa. La protesta anche dura, anche fastidiosa, ci può stare ma bisogna puntare a qualcosa di nuovo, di costruttivo. Contestando tutto e tutti non si va da nessuna parte e si fa solo il gioco di quelle organizzazioni professionali che dicono di rappresentare il mondo agricolo quando in realtà sono solo autoreferenziali e chiedono soldi agli associati per mantenere apparati enormi con stipendi faraonici”.

Circola un manifesto in sette punti (vedi in fondo all’articolo)…

“Tra le cose che secondo me avrebbero bisogno di essere portate avanti in maniera civile e democratica ovviamente in quei sette punti c’è poco o nulla… Il punto 4 evidenzia la poca conoscenza di come funziona la pubblica amministrazione perché i soldi finalizzati a coprire i contributi agevolati grandine 2022 e 2023 lo Stato li ha già, dovrebbero già essere iscritti a bilancio. La cosa grave è che ancora non hanno iniziato a distribuirli. Non solo, sarebbe opportuno che qualcuno dal ministero fosse in grado di spiegare come funzioneranno le liquidazioni del fondo Agricat ammesso che liquidazioni ci siano. Per quanto riguarda invece la comunità Europea sarebbe opportuno che rivedesse assolutamente la riduzione dei fitofarmaci che per una corretta pratica culturale è qualche cosa di aberrante…”

“In generale – conclude S.M. – la riflessione da fare specialmente per quanto riguarda i Paesi del Nord Europa è che le loro proteste sono nate sia dalla questione accise sul gasolio sia dal fatto che, con la nuova rimodulazione dei contributi PAC, loro che a differenza nostra erano molto più avvantaggiati per quanto riguarda l’estensivo si sono trovati a fare i conti con forti riduzioni contributive perché i fondi sono stati dirottati verso i paesi dell’est Europa a o comunque da poco entrati nella Comunità europea… Poi c’è la paura dell’arrivo nella UE dell’Ucraina, un vfero gigante agricolo. E’ chiaro che se queste cose non si sanno o non si raccontano nei dovuti modi, il risultato è solo un grande casino, anarchia…” (L. Frass.)

Fonte- IL CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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