martedì, Marzo 19, 2024
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Omicidio Pamela Mastropietro, la famiglia: “Il caso non è chiuso”

mastropietro

di Elisa Cinquepalmi

MACERATA – In relazione al brutale assassinio di Pamela Mastropietro, la famiglia non ritiene ancora chiuso il caso con la condanna all’ergastolo di Oseghale, anche se il Procuratore Capo della Repubblica, Giovanni Giorgio, ha gia’ risposto alla lettera con la quale la famiglia Mastropietro aveva richiesto approfondimenti tesi a verificare l’eventualita’ della presenza della potente mafia nigeriana in relazione, in qualche modo, alla tragica fine di Pamela. Ed ora c’e’ da registrare una seconda lettera allo stesso magistrato da parte della famiglia Mastropietro, nella quale si legge: “Vorremmo ricordare, ad esempio, che fu proprio il procuratore Giorgio a denunciare pubblicamente il fatto (riportato da diversa stampa) che l’interprete nigeriana inizialmente incaricata della traduzione degli atti processuali su Oseghale, gli lasciò, ad un certo punto, il lavoro incompiuto sulla scrivania, rifiutando di proseguire l’incarico e rendendosi addirittura irreperibile”.

Inoltre: “E che ulteriori difficoltà ci furono per trovare altri interpreti, sia per il particolare dialetto da tradurre, sia per le paure di minacce o ritorsioni che questi temevano per sé stessi o, addirittura, per i loro parenti in Nigeria.”

E piu’ puntualmente sulla possibile presenza della mafia nigeriana, la famiglia della diciottenne romana scrive: “Ebbene, riteniamo che sia lecito, legittimo e doveroso avanzare le nostre ulteriori perplessità al riguardo ed  ipotizzare la possibile presenza, così le cose, di una organizzazione criminale ben strutturata, e transnazionale, la sola in grado – evidentemente – di raggiungere un livello di intimidazione tale da incutere un così intenso timore al punto da far rinunciare delle persone ad un incarico da parte di una Procura”.

E ancora: “Sarebbe interessante sapere, allora, se delle indagini siano state svolte anche in questo senso, dal momento che, il fatto in sé, così riportato, è certamente grave, e quali siano stati i relativi risultati. Peraltro, risulta difficile non immaginare che non possa di sicuro esserci mafia nigeriana a Macerata, se le Marche tutte siano sotto il controllo dei Maphite (famiglia Vaticana,in particolare),come riportato dalla Dia nel rapporto al Parlamento sulla propria attività, riguardante il secondo semestre 2018.”

Un altro punto sottolineato dai familiari della vittima riguarda l’attività di spaccio, presente a Porto Recanati, che potrebbe essere collegata a Macerata.

“Quanto poi al processo per spaccio internazionale caduto in prescrizione, fatalità sempre nell’annus horribilis, dopo la presa di distanze da qualsiasi responsabilità, ci saremmo aspettati un commento, da parte del Procuratore Capo, su una vicenda comunque grave, sia per l’esito che l’ha contraddistinta, sia per i fatti in sé, lì contestati: perché, anche qui, è irragionevole pensare che una attività di quel genere, che aveva coinvolto Porto Recanati, e che certamente aveva un enorme allarme sociale, non potesse avere dei collegamenti anche con la stessa Macerata, che dista pochi chilometri, e dove, a tutt’oggi, come detto, sono numerosi gli arresti per spaccio, con la contestazione di migliaia di episodi di cessione di sostanze stupefacenti. “

La tragica morte di Pamela avrebbe insomma ancora tanti punti oscuri e alcuni di questi potrebbero essere collegati alla mafia nigeriana.
Riguardo all’attività di spaccio, la lettera al Pm  ricorda i numerosi arresti avvenuti nel maceratese, in particolare all’Hotel House di Porto Recanati, tristemente noto per traffici illeciti e blitz delle forze dell’ordine. Un caso su tutti: era il giugno 2018 quando in un pozzo a pochi metri di distanza dal grattacielo vennero ritrovate ossa umane, che stando alle analisi svolte in quel periodo, sarebbero appartenute alla 15enne bengalese Cameyi Mossammet, scomparsa il 29 Maggio 2010.

E se anche il rudere degli orrori fosse collegato con la raccapricciante vicenda di Pamela Mastropietro?

Questo e molti altri quesiti aleggiano intorno al caso più drammatico della storia di Macerata, quesiti che i familiari di Pamela non vogliono lasciar cadere pur dopo una sentenza durissima di colpevolezza. 

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