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Capitano Ultimo ora senza protezione: revocata la scorta

il capitano ultimo

Con ordinanza pubblicata in data odierna il TAR capitolino ha negato al Capitano Ultimo la sospensione ai provvedimenti ministeriali dell’ottobre 2019, che gli revocavano il servizio di tutela (ordinanza n. 168 del 2020).

Il TAR aveva già annullato un precedente provvedimento di revoca dell’agosto 2018 (sentenza n. 8249 del 2019).

Il difensore del militare ha dichiarato: “Ci rivolgeremo al Consiglio di Stato in sede d’appello per fare valere in via d’urgenza le ragioni del nostro assistito, poiché riteniamo che siano purtroppo attuali e persistenti le ragioni di pericolo che ne impongono la tutela”.

“Le decisione del TAR – aggiunge – si limita motivare in ordine a recenti episodi di atti intimidatori e minacce, ma ignora la situazione di pericolo evidenziata in decine di sentenze penali dove è emersa la decisione già assunta da Cosa Nostra di uccidere il nostro assistito, Confidiamo perciò nella sensibilità dei giudici dell’appello”.

“Oggi 15 gennaio 2020 – scrive il Colonnello Sergio De Caprio su Facebook – , il TAR del Lazio ha respinto il ricorso per mantenere la sicurezza al capitano Ultimo e alla sua famiglia. Hanno vinto il Generale Giovanni Nistri e tutti quei Funzionari che lo hanno sostenuto in questa battaglia. Da oggi colpire il Capitano Ultimo sarà più facile per tutti.

Stasera a Roma ricorderemo l’arresto di Riina alla casa famiglia, vi aspetto insieme ai carabinieri di allora, ai carabinieri di sempre, quelli che non abbandonano. Ringrazio con le lacrime agli occhi le 157.000 persone che mi hanno sostenuto e mi sostengono, firmando la petizione online. Il vostro affetto è un onore immenso per me. Vi porto nel cuore uno a uno.
https://www.change.org/p/reintegriamo-la-scorta-al-capitano…

Nelle motivazioni del Tar si legge che “la Prefettura di Roma ha rappresentato, in ordine alla possibile esposizione a rischi del ricorrente, che non sono emersi elementi identificativi di una concreta ed attuale soggezione a pericolo dell’Ufficiale in parola; del verbale della riunione del 23.7.2019 presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Commissione Centrale consultiva per l’adozione delle misure di sicurezza personale (prot. n. 601/I/B16/002019/657/SDS/819/NC), laddove si evince che i componenti della Commissione ed il rappresentante dello SCO comunicano di non disporre di evidenze ulteriori rispetto a quelle note all’UCIS e tutti unanimemente, esprimono parere favorevole alla revoca della misura di 4° livello, in conformità alla proposta formulata dalla Prefettura di Roma, nonché di tutti gli atti antecedenti, connessi e consequenziali e, in ogni caso, lesivi dell’interesse del ricorrente al mantenimento della misura di protezione della tutela su auto non protetta”.

Non può che lasciare sbigottiti la vicenda del Capitano Ultimo, servitore dello Stato, in perenne lotta tra procedimenti penali e revoche della scorta. Solo nel giugno scorso, dopo una battaglia legale che aveva visto il colonnello Sergio De Caprio ricorrere al Tar contro la decisione del Ministero dell’interno che gli aveva revocato la tutela, la stessa gli era poi stata riassegnata.

Poi è arrivata l’ennesima doccia fredda con la la lettera, a lui indirizzata, avente ad oggetto: “Comunicazione di avvio del procedimento di revoca, ai sensi dell’art.7 della legge 241/1990. “Si comunica che, su conforme parere della Commissione Centrale Consultiva per l’adozione delle misure di protezione personale, di cui all’art.3 del DL 83/2002, convertito dalla legge 133/2002, è stato dato avvio al procedimento di revoca del dispositivo di 4° livello “tutela su auto non protetta” in atto a protezione della S.V., atteso che dall’istruttoria svolta in sede locale ed a livello centrale non sono emersi specifici indicatori di rischio riferiti alle ipotesi di pericolo o minaccia di cui all’art. 1 del DL. 83/2002, snche con riferimento agli episodi incendiari citati nella sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio n.8249/2019, che non sono risultati riconducibili alla Sua sicurezza personale, nè sono stati evidenziati ulteriori elementi che inducono a ritenere necessario il mantenimento di uno dei dispositivi di cui all’art. n.8 del DM 28 maggio 2003”.

La mafia non è stata sconfitta. E’ cambiata, “evoluta”, ha mutato conformazione e metodi. Ma è un pericolo ancora del tutto presente. Togliere la scorta al Capitano Ultimo equivale a dire che la mafia è autorizzata ad agire indisturbata e questo significa lanciare un messaggio ben preciso: ognuno di noi è a rischio. Siamo tutti in pericolo.

Le analisi moderne del fenomeno considerano la mafia, prima ancora che un’organizzazione criminale, un “sistema di potere” fondato sul consenso sociale della popolazione e sul controllo sociale che ne consegue; ciò evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attività illegali, quanto nel consenso della popolazione e nelle collaborazioni con funzionari pubblici, istituzioni dello Stato e politici, e soprattutto nel supporto sociale.

Ora, il Tar del Lazio ha revocato la scorta al Capitano Ultimo.

L’unica domanda che è impossibile non porsi, a questo proposito è: “Perchè togliere la scorta a chi combatte la mafia?”

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